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Il
recente ritrovamento in copia di una bolla di Gregorio IX.(1227-1241),
fatta nella prima metà del Cinquecento ed autenticata dal notaio di
Curia dell'epoca, permette di fissare con certezza la data di fondazione
del complesso della SS. Annunziata, comprendente un ospedale, destinato
al sostentamento dei poveri, e una chiesa1.
La bolla, redatta a Viterbo, porta la
data del 28 aprile 1237 e, con essa, il Papa dà il benestare a
Giovanni, vescovo di S. Agata, perché dia vita, coi suoi beni,
all'opera. L'originaria finalità caritativa ed assistenziale dovette
costituire stimolo per benefattori a riedificare ed ampliare la
primitiva Chiesa, secondo i canoni dell'arte gotica: una grande navata
sorretta ai lati da archi e finestre a sesto acuto; in fondo, l'arco
dell'abside poggiante su due pilastri di tufo terminanti con foglie
d'acanto. L'abside, quadrangolare, ha costoloni cilindrici che
convergono alla chiave di volta ad anello, e due grandi monofore (una
quasi intatta).
La
pietà devozionale
indusse vari
anonimi artisti
del trecento Quattrocento ad affrescare le pareti dell'abside con
figure di Santi e scene della loro vita.
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I recenti restauri (1976-77), diretti dal maestro
Graziadei Tripodi, hanno riportato in luce buona parte di essi:
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a
sinistra:
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una
bella Annunciazione con nel mezzo la splendida figura di diacono; S.
Antonio abate; l'arcangelo Michele; S. Nicola di Bari; S. Tommaso
d'Aquino; S. Gregorio Magno; S. Giovanni Battista; Madonna in trono e
Crocifissione.
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al
centro:
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frammenti di una grande Annunciazione; S. Lorenzo e S.
Giovanni Battista; scene della vita di un vescovo martire; S.
Biagio
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a
destra:
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ancora
un'Annunciazione; S. Antonio Abate; S.Orsola e le sue compagne, la Sacra
Famiglia; S. Nicola di Bari; altri
santi.
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Pure recentemente restaurato, è lo stupendo «
Giudizio Universale »
dietro alla facciata principale della Chiesa, opera di Maestro:
la figura del Cristo, racchiusa in una mandorla, coronata da cherubini e
serafini, con ai lati gli Apostoli (restano Pietro, Paolo e Andrea), è
nell'atto di dire « Venite, benedetti ...»-« Andate via,
maledetti ... ». La posizione delle mani traduce plasticamente
queste parole.
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Al di sotto, le figure della Vergine e di Giovanni Battista oranti,
rivolti a Cristo, e due grandi angeli che, con le trombe, annunziano la
resurrezione!
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A
sinistra:
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la resurrezione per la a vita eterna. Più sotto, la
Gerusalemme celeste, custodita dai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe
che abbracciano nel loro seno i beati.
In essa, S. Pietro introduce una schiera di
personaggi: dame e cavalieri nobilmente, vestiti, due dei quali
coronati, reggenti in mano lo scettro reale col giglio angioino;
papa, cardinali, vescovo, clero. I personaggi di corte sono
accompagnati da santi: Benedetto, Giacomo,
Antonio, Leonardo
diacono, Caterina
d'Alessandria.
Due angeli, dalle finestre del
castello, gettano petali di rose sul loro capo |
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A
destra:
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la resurrezione per morte eterna. Le sette virtù con lunghi
forconi tengono legati a ceppi i sette vizi.
Un angelo conduce le anime a S. Michele che,
pesandole, ne sancisce la condanna.
Il grosso drago dell'Apocalisse ingoia i dannati.
Dalle spire del suo corpo nasce come un albero in fiamme, che tiene
appese ai suoi rami le varie categorie dei dannati. Ladro,
bestemmiatore, ruffiana, traditore, fornicatore, sacrilego, banchiere,
giudice, notaio, sarto, fabbro, mugnaio .... vivono in atteggiamento
disperato con ferrea leggeri contrappasso (tra questi, Giuliano
l'Apostata segato a metà da due diavoli).
Degna di rilievo, la fantasia del Maestro che pone
al centro dell'Inferno Lucifero, principe ribelle incatenato, che, in
contrasto con la scena dei Patriarchi, tiene prigionieri i tiranni nel
suo seno.
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Al
centro: |
l'altare sorretto dai santi Innocenti coi simboli della
Passione del Cristo. Alcuni angeli accompagnano le anime, salvate per le
loro opere di misericordia e di elemosina e dalla celebrazione della
Messa. |
1587:
costruzione della cappella intitolata a « N.S. del Rifugio », Poi a « S. Giovanni » (prima a
destra). Fu concessa ai Frati Giovanni
di Dio, in servizio dal 1591 presso l'attiguo, ospedale, per le loro
sepolture. 1596:
costruzione dell'attuale campanile 1619:
costruzione della cappella intitolata a «S.
Maria degli Angeli », poi a « S. Biagio » (seconda a sinistra).
Nel
1703 fu decorata con stucchi e due affreschi di Tommaso Giaquinto,
rappresentanti figure di Santi. 1659-1661:
costruzione della cappella dedicata a S. Rocco, come ex-voto dei
cittadini per la liberazione dal contagio di peste (prima a sinistra).
1724:
abbattimento e ricostruzione della cappella di S. Giacomo (seconda a
destra); esecuzione della scultura in marmo del Santo.
1764:
EREZIONE DELLA
CHIESA IN
PARROCCHIA.
1805:
un terremoto piuttosto
violento minacciò
la capriata della
Chiesa.
La Congrega di Carità, dalla
quale dipendeva la Chiesa, nel 1865> deliberò
l'accettazione del progetto di restauro della
volta, redatto
dall'arch. Raffaele
Mosera. Di
questa copertura restano,
due semiarchi
ai lati
dell' affresco del
«Giudizio».
1872:
tutta la Chiesa mutò volto, adornata con stucchi di dubbio gusto.
Alcuni affreschi dell' arco trionfale, ancora visibili, furono
distrutti.
Agosto
1959. - La caduta di un po' di intonaco, nell'abside, svela la ricchezza
d'arte di cui si era perduta la memoria. I lavori di restauro appena
ultimati, proposti e sollecitati dal Vescovo Ilario Roatta, condotti
sotto il patrocinio della Soprintendenza ai Monumenti di Napoli e
finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, hanno riportato in evidenza
la linea originale della Chiesa e il grande ciclo di affreschi.
Nel rispetto di una nobile tradizione, il complesso si è oggi
impreziosito con la presenza di vetrate istoriate, opera del grande
maestro dell'arte moderna Bruno Cassinari che, facendone dono all'Ente
Chiesa, ha voluto in tal modo testimoniare la sua simpatia e la sua
amicizia verso la nostra Città.
L'opera è stata realizzata, sotto la personale
direzione dell'artista, dai F.lli Toniutti, maestri vetrai di
Bollate-Milano.
1
Nella
visita pastorale del 25 giugno 1534 si dice:
« La Chiesa è ospedale dove vivono e sono allevati i figli che
vengono abbandonati di nascosto dai genitori ».
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